San Colombano Certenoli: territorio e storia

Il territorio


«D'azzurro, alla torre rossa, murata di nero, merlata con tre merli alla guelfa e aperta d'oro, sormontata da una striscia contenente la scritta "INTER VALLES AUGEO". Nella parte inferiore, una fascia verde attraversata da onde d'argento e azzurro» (Descrizione araldica dello stemma)

Il Comune di San Colombano Certenoli, si estende su un vasto territorio che va dal Passo dell'Anchetta verso Sud, al massiccio del Ramaceto ed ai monti sul torrente Sturla verso Nord. La superficie totale è circa 43 chilometri quadrati (risulta essere il comune più esteso dell'intera Valfontanabuona e settimo per superficie della provincia di Genova). Nel suo contesto si trovano situazioni orografiche diverse, che vanno dal fondovalle, caratterizzato da vaste zone coltivate e da acque pulite a zone di montagna con affioramenti rocciosi a "reggipoggio" (cioè a strati con inclinazione opposta al pendio) del versante meridionale del Monte Ramaceto (m. 1345), formati da arenarie (rocce sedimentarie derivanti dalla cementazione di materiali di tipo sabbioso), che proprio per questa sua caratteristica conformazione ad anfiteatro contribuiscono a farne uno dei complessi montuosi più belli e conosciuti della Liguria

Nello stemma rappresentato qui a fianco, realizzato e ideato dall'architetto cavalier Ivon Palazzolo, i tre torrenti simboleggiati rappresentano i corsi d'acqua del Lavagna, del Cicana e del Barbarasco; la torre con porta d'oro raffigura a mo' di simbolo il rapporto secolare tra la valle del Cicana, le zone alte del comune e quindi l'unione dell'intero territorio certenolese. Tale unificazione è ripresa nella soprastante citazione del motto comunale - inter valles augeo: prospero tra le valli - traducibile nella prosperità di San Colombano Certenoli tra le valli del Lavagna e Cicana e delle valli minori.

Dal 1973 al 30 aprile 2011 ha fatto parte della Comunità Montana Fontanabuona, quest'ultima soppressa con la Legge Regionale n° 23 del 29 dicembre 2010 e in vigore dal 1º maggio 2011. Oggi fa parte del GAL "Valli del Tigullio" con sede a Borzonasca.

Attualmente è in atto una discreta fase di crescita demografica: 2687 abitanti residenti nel 2011, favorita anche da un significativo sviluppo economico - produttivo.

Dai monti scendono a valle due fiumi di rilievo oltre a numerosi affluenti di minore importanza: il Lavagna, richiamato da Dante Alighieri nella Divina Comedia nel Canto XIX del Purgatorio con l'appellativo di "Fiumana Bella"; il Cicana che caratterizza la Val Chichero disposta su un ovale pressoché perfetto che costituisce uno dei più particolari bacini orografici d'Italia, con un paesaggio davvero unico tale da essere meta di numerosi escursionisti.

Le attività industriali sono basate su imprese di dimensione medio piccola, diverse a carattere individuale. Sul territorio sono presenti però aziende di rilievo apprezzate sia a livello nazionale che internazionale in vari settori: subacquea , produzione di materiali didattici, apparecchiature elettriche, componenti meccanici.

Il turismo può contare su diverse strutture ricettive e di ristorazione, sono sorte infatti in questi ultimi anni, in aggiunta ai ristoranti e trattorie esistenti, nuovi agriturismo, bad & breakfast e locande, dove è possibile gustare piatti genuini e tradizionali. A tale proposito ricordiamo un piatto della cucina contadina del passato dovuto alla povertà e miseria di allora ovvero "i batolli", sorta di taglierini corti e grossolani, un tempo cibo quasi quotidiano.

Sono possibili facili escursioni a piedi su tracciati del FIE e 7P con partenza dal fondovalle verso l'Alta Via dei Monti Liguri, il monte Ramaceto, Romaggi, San Martino, monte Anchetta e Santuario di N.S. di Montallegro.

 

La storia

Nei tempi antichi era abitato da diverse tribù nomadi che vedevano nell’allevamento del bestiame e della caccia le loro attività principali. Con il sopraggiungere dei Monaci benedettini di Bobbio (intorno al 600) guidati da colui che divenne San Colombano, queste nuove comunità indirizzarono i loro interessi verso l'agricoltura ed in particolare introdussero il terrazzamento delle pendici dei terreni che caratterizzano tuttora il territorio e la coltivazione della vite.

Citato già nel X secolo in alcuni documenti dei monaci colombaniani di Bobbio, nei quali vengono espressamente citate le altre celle monastiche di Scaona, Bembelia (primo nome di San Colombano), Monte, Vinealis, Romalio e Plecherio, il territorio odierno di San Colombano divenne feudo dei conti Fieschi di Lavagna dal 1171.

Gravi scontri si ebbero nelle sue terre tra il XIV e il XV secolo tra le diverse fazioni nobiliari dei Fieschi e dei Malaspina che dominarono il territorio fino al passaggio di fedeltà verso la Repubblica di Genova dal 1543. Seguendone quindi le sorti storiche, le comunità certenolesi verranno sottoposte dapprima nel Capitanato di Chiavari sotto la Podesteria di Rapallo (quartiere d'Oltremonte) e, dal 1608, nel neo istituito capitaneato rapallese.

Nel corso del 1672 la famiglia Savoia tentò di far insorgere la popolazione dell'odierna località di Càlvari contro la repubblica genovese, per poter così ottenere l'annessione del territorio al Piemonte; Genova punirà i colpevoli della vicenda, ricordata dagli storici locali come la "Congiura dei Torre", con l'impiccagione dei congiurati locali.

Il sindaco incompreso - Domenico Cuneo, sindaco di San Colombano Certénoli dal 1836 aI 1845 non si è sottratto all’ingratitudine che spesso viene riservata a chi opera disinteressatamente e bene. Le chiese del comune, ad eccezione di quella di Camposasco, gli suonarono infatti le campane a “a morto†il giorno in cui riuscì a far approvare il progetto della carrozzabile da Carasco a Cicagna. Mulattieri e camalli ritenevano che la nuova strada, consentendo l’accesso ai carri, avrebbe fatto cessare la loro attività. Il giusto riconoscimento Domenico Cuneo lo ebbe nel 1909, quando sulla facciata della sua casa natale venne apposta una targa di benemerenza. Nemo propheta in patria.

Nel 1797 con la dominazione francese di Napoleone Bonaparte i vari borghi e località paesane vengono costituiti in piccole municipalità (Baranzuolo, Calvari, Camposasco, Certenoli e Romaggi) rientranti dal 2 dicembre nel Dipartimento del Golfo del Tigullio, con capoluogo Rapallo, all'interno della Repubblica Ligure annessa al Primo Impero francese. Dal 28 aprile del 1798 con i nuovi ordinamenti francesi, San Colombano rientrerà nel IV Cantone, capoluogo Santa Maria di Camposasco nella Fossa dei Peirani, della Giurisdizione dell'Entella e dal 1803 centro principale del I Cantone dell'Entella nella Giurisdizione dell'Entella. In questo anno vengono soppresse le municipalità di Baranzolo e Calvari aggregandole a San Colombano. Nel 1804 vengono unite alla municipalità i centri di Camposasco, Certenoli e Romaggi; nel 1805 una nuova revisione dei confini amministrativi porteranno al cedimento delle frazioni di Celesia e Cichero all'odierno Comune di Orero. Dal 13 giugno 1805 al 1814 verrà inserito nel Dipartimento degli Appennini. Nel 1815 verrà inglobato nel Regno di Sardegna, secondo le decisioni del Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel VI° mandamento di Cicagna del Circondario di Chiavari della Provincia di Genova.

Assunse il definitivo nome di San Colombano Certenoli a partire dal 1863 dopo diversi anni per arrivare ad un accordo tra le nove frazioni comunali. Si scelse di aggiungere la denominazione Certenoli poiché quest'ultima, conosciuta in epoca romana con la denominazione di Certinulus, è la frazione più estesa del comune.

San Colombano Certenoli è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Croce di Guerra al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1941, tra le località di Pian di Coreglia (Coreglia Ligure) e Calvari fu costruito il 52º campo di concentramento da parte del Genio militare della caserma di Caperana (Chiavari); nel periodo tra il 1941 e l'8 settembre 1943 il "Campo prigionieri di guerra", soprattutto soldati inglesi o del Commonwealth catturati in Africa, accolse nella struttura circa 15 000 prigionieri per una capienza massima stabilita di 4.000 persone.

Nel 1943, durante la Resistenza, Cichero diede il nome ad una delle più famose brigate partigiane garibaldine che ha combattuto sulle alture di Genova. La brigata si spostò a novembre del 1943 verso Cichero perché il gruppo, in rapido aumento numerico, era diventato troppo vistoso. Nel marzo 1944 anche il gruppo del Monte Antola, noto come Distaccamento La Scintilla, confluì a Cichero, rendendo necessaria una riorganizzazione della banda, divenuta ormai di dimensioni considerevoli. Il gruppo viene suddiviso in tre distaccamenti, uno dei quali, denominato Severino, resterà a Cichero. La formazione si contraddistinse anche per un ottimo rapporto con la popolazione della valli in cui si trovò a combattere, grazie anche al fatto di aver sempre vigilato sui gruppi di sbandati dediti più al saccheggio che alla guerra partigiana (vedi il video di Marco Rinaldi che racconta del "Codice Cichero" e il video di VideoGraph che contiene le interviste ad alcuni partigiani della "Volante Severino").

La popolazione, specie nella val Cichero, subì inoltre un disastroso "rastrellamento" nazi-fascista tra il 16 e il 19 luglio del 1944 la quale portò l'uccisione con la fucilazione di sette partigiani.

 

Parzialmente tratto da Comune di San Colombano Certenoli e da Wikipedia